LXXIII
Amor mio, l'inverno torna alle sue caserme,
la terra stabilisce i suoi doni gialli
e passiamo la mano su un paese remoto,
sulla chioma della geografia.
Andarcene ! Oggi ! Avanti, ruote, navi, campane
aerei induriti dal diurno infinito
verso l'odore nuziale dell'arcipelago,
per longitudinali farine d'usufrutto!
Andiamo, alzati, e indiademati e Sali
e scendi e corri e gorgheggia con l'aria e con me
andiamo ai treni d'Arabia o di Tocopilla,
senz'altro che emigrare verso il polline lontano
in villaggi lancinanti di stracci e di gardenie
governati da poveri monarchi senza scarpe.
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